Ad aumentare il contributo del settore all’economia nazionale sarà non solo la spesa sanitaria privata (alimentata dall’invecchiamento della popolazione) ma anche il ruolo centrale esercitato dall’Italia nella ricerca scientifica
Il comparto italiano delle Life Sciences è in crescita, anche se con un passo più lento rispetto a quello di altri Paesi europei, e sarà uno dei driver dell’economia italiana dei prossimi dieci anni. A guidare la generazione di valore aggiunto sarà l’aumento della domanda di prodotti e servizi originato dall’invecchiamento della popolazione ma anche la crescente importanza della ricerca scientifica.
È quanto emerge da una ricerca commissionata da QBE Insurance a Oxford Economics e Control Risks nell’ambito di un progetto di analisi dei settori chiave dell’economia nei principali Paesi europei. Obiettivo: identificare le tendenze rilevanti per le imprese e i punti da tenere monitorati per la gestione dei rischi emergenti.
La ricerca evidenzia che:
Angela Rebecchi, General Manager di QBE Italia, ha dichiarato: “Il Life Science è un settore d’importanza strategica per l’Italia, sia per la composizione demografica e il welfare della popolazione, sia per le ricadute sull’economia e le prospettive di lavoro. Le sfide crescenti che questo segmento sta affrontando, tra aumento delle attività, prospettive di sviluppo e nuove regolamentazioni, hanno messo le imprese di fronte a rischi emergenti e di diversa natura sul fronte dell’attività produttiva e distributiva, rischi che richiedono soluzioni innovative nella loro gestione, anche in termini di relazione con le compagnie e gli intermediari assicurativi”.
Le prospettive 2023 e 2024 nel segmento dei farmaceutici
In Italia, come negli altri Paesi europei, la quota maggiore dell'attività delle imprese del settore è rappresentata dai prodotti farmaceutici (68% della produzione totale) che hanno pertanto un peso determinante nella performance del comparto.
La ricerca prevede che la produzione delle aziende farmaceutiche italiane crescerà fortemente nel 2023 (+5,7%) e nel 2024 (+2%) mentre, dal 2025, è atteso un rallentamento: tra il 2025 e il 2026, la produzione del settore dovrebbe crescere in media dello 0,1% a trimestre (0,4% all'anno).
Nel frattempo, l’economia nazionale dovrebbe crescere attorno allo 0,8% e allo 0,9%, rispettivamente nel 2023 e nel 2024. Il settore farmaceutico contribuirà pertanto a trainare la crescita complessiva dell'economia. Le previsioni più ottimistiche per il 2023 riflettono in parte il fatto che la domanda di farmaci è meno sensibile al ciclo economico rispetto ad altri beni e servizi.
Fattori chiave da monitorare
Il futuro del settore dipenderà anche dall’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che prevede 15,6 miliardi di euro per il servizio sanitario del Paese, da destinare in prevalenza alle nuove tecnologie per gli ospedali e all’assistenza sanitaria domiciliare. Se il governo dovesse apportare modifiche significative al Piano, potrebbe ridursi la quantità dei finanziamenti per il settore.
Peserà anche la proposta dell’Unione Europea di rivedere significativamente le regole che discipinano il mercato farmaceutico per affrontare i temi dell'accessibilità e della disponibilità, anche se i potenziali miglioramenti richiederanno probabilmente anni per concretizzarsi. Cionondimeno, la proposta potrebbe aumentare i costi per l’industria in Italia e nell'Unione in generale. Le aree sulle quali la pressione politica è più forte, come il contrasto alla carenza di farmaci, saranno probabilmente oggetto d’interventi più incisivi che potrebbero concretizzarsi prima dell’approvazione delle riforme. Questo significa un possibile intervento sul mercato dei farmaci ritenuti essenziali, come antibiotici e antidolorifici.
La minaccia emergente di hacking ai dispositivi medici, come i pacemaker, ha creato una nuova area di rischio e responsabilità per i produttori. L’aumento della copertura mediatica su questi temi impone ai produttori un impegno per dimostrare di aver adottato misure di mitigazione adeguate.
Che cosa possono fare le imprese per incrementare la crescita
Ci sono diverse strade da seguire per alimentare la crescita del settore:
Il peso del settore Life Science nell’economia nazionale
Secondo la ricerca, le imprese italiane delle Life Science hanno generato nel 2020 un valore aggiunto lordo (VAL) di 166,1 miliardi di euro (terzo posto in Europa), pari a quasi l'1% dell’intera attività economica nazionale. Questo comparto include le industrie farmaceutiche, biotecnologiche e dei dispositivi medici, i servizi sanitari, i poli di innovazione, i centri di ricerca, gli IRCCS e le Università.
Le 21.700 imprese del settore (tra le quali multinazionali di primo livello come Eli Lilly, Pfizer, Takeda, Sanofi e GlaxoSmithKline) hanno impiegato lo 0,7% della forza lavoro totale italiana (circa 150.000 lavoratori) che rappresenta il 13% dell'occupazione totale dell’Unione Europea nelle Life Sciences.
Il VAL italiano è aumentato a un ritmo più lento rispetto a quello di altri Paesi: dal 2010 al 2019 è cresciuto in media dell'1,8% all’anno contro, per esempio, il 4,8% della Germania.
Tra i principali Paesi europei, l'Italia ha registrato la crescita più rapida della produttività per lavoratore (media annua: 0,9%) ma ha registrato una crescita relativamente lenta dell’occupazione (media annua: 0,9%).
Le tendenze che alimenteranno la crescita
La domanda italiana di beni e servizi del comparto aumenterà nel prossimo decennio, alimentata dall’invecchiamento della popolazione (entro il 2032 gli individui di età superiore a 65 anni raggiungeranno in Italia i 16,6 milioni, in crescita del 17,3% rispetto ai 13,9 milioni del 2020).
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, in Italia negli ultimi dieci anni la spesa sanitaria privata è aumentata in media del 2,1% ogni anno, in gran parte per le spese dirette delle famiglie. La crescita totale della spesa dei consumatori per i soli prodotti medicali nei prossimi dieci anni sarà di circa il 9% sostenendo ulteriormente la crescita del settore.
Il Life Science sarà probabilmente uno dei principali driver della crescita economica del Paese anche grazie alle attività universitarie che fanno dell’Italia un punto di riferimento per la ricerca scientifica. Nei lavori sulle scienze mediche, le citazioni delle università italiane rappresentano il 9% e il 2,4% delle pubblicazioni scientifiche italiane rientra nell'1% delle pubblicazioni globali più citate.
[1] Il valore aggiunto lordo è il contributo del settore al PIL italiano. Si potrebbe definire come l’importo delle vendite del settore delle life science, al netto dei costi dei beni e servizi acquistati utilizzati per realizzare i prodotti venduti.
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