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Farmaci critici: il nuovo report QBE accende i riflettori sulla sfida dell’autonomia strategica europea

  • Tra il 2000 e il 2019, il valore delle importazioni di medicinali è aumentato del 13,9% in Italia
  • Secondo le previsioni, le importazioni di medicinali da Cina, Giappone, India e Stati Uniti cresceranno del 6,1% annuo in Italia tra il 2025 e il 2030

Ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni e garantire la disponibilità dei farmaci essenziali è diventata una priorità strategica per l’Unione Europea, in un contesto segnato da carenze ricorrenti e vulnerabilità della supply chain. Il nuovo report di QBE Insurance La Legge sui medicinali critici evidenzia i fattori alla base della nuova strategia europea di autonomia produttiva e le ricadute attese per le aziende del settore farmaceutico.

Al centro dell’analisi vi è il Critical Medicines Act (CMA), la proposta legislativa presentata dalla Commissione Europea nel marzo 2025 e attualmente in fase di negoziazione tra Parlamento e Consiglio europeo. Il provvedimento mira a migliorare la disponibilità, l’approvvigionamento e la produzione dei farmaci essenziali, includendo anche quelli per malattie rare o difficilmente reperibili in modo uniforme nei diversi mercati europei. Un medicinale viene classificato come “critico” quando una carenza nella sua disponibilità può causare gravi danni ai pazienti. È proprio partendo da questa vulnerabilità strutturale che il Critical Medicines Act introduce un insieme di misure strategiche, pensate per rafforzare la capacità dell’Europa di garantire disponibilità, produzione e approvvigionamento.  

In Italia, AIFA e Ministero della Salute stanno lavorando a nuovi criteri di approvvigionamento che tengano conto non solo del prezzo, ma anche della continuità produttiva e della sicurezza dei pazienti, in linea con gli obiettivi di resilienza e sostenibilità promossi a livello europeo.

Nonostante il ruolo di leadership globale nel campo della ricerca e sviluppo, il settore farmaceutico europeo mostra una crescente dipendenza da fornitori esterni. Secondo l’analisi di QBE, infatti, circa il 70% dei farmaci distribuiti in Europa sono generici, ma la produzione dei loro principi attivi (API) si è progressivamente spostata al di fuori dell’UE. Tra il 2000 e il 2019, il valore delle importazioni di medicinali nei principali Paesi europei, tra cui Italia, Francia, Germania e Spagna, è aumentato in media del 13,3% all’anno, mentre la produzione interna è cresciuta solo dello 0,8%. Per l’Italia, in particolare, si registra una contrazione della produzione pari all’1,1%, a fronte di un incremento significativo delle importazioni del 13,9%. 

 

Una tendenza destinata a proseguire: secondo le previsioni - tra il 2025 e il 2030 - le importazioni di medicinali da Cina, Giappone, India e Stati Uniti, in Italia cresceranno del 6,1% annuo, rispetto a una media europea del 4,8%, con la Francia in testa (+9,2%).

“Il Critical Medicines Act segna una nuova fase per il settore farmaceutico europeo: più resilienza, ma anche più responsabilità.Riportare la produzione all’interno dell’UE significa proteggere i pazienti e rendere il sistema sanitario più indipendente e reattivo di fronte alle crisi.In questo contesto, il ruolo dell’assicurazione è centrale: aiutare le imprese del settore a gestire i rischi, garantire continuità operativa e rafforzare la fiducia nella filiera.” – ha dichiarato Stefania Pesatori, Senior Underwriter Settore Farmaceutico e Sperimentazioni Cliniche, QBE Italia.

Pandemia, crisi energetica e tensioni geopolitiche: una filiera fragile

La pandemia da Covid 19 ha evidenziato le fragilità di un sistema eccessivamente dipendente da Paesi terzi: nel 2020 la sospensione temporanea delle esportazioni di principi attivi e medicinali, dai comuni antipiretici come il paracetamolo agli antibiotici, da parte dell’India ha messo in difficoltà l’intera filiera europea. L’aumento dei costi di produzione ha poi ulteriormente ridotto la competitività dell’industria farmaceutica europea. Nel primo trimestre del 2025, il prezzo del gas nel continente era circa tre volte superiore rispetto agli Stati Uniti, un divario che, insieme alle attuali tensioni geopolitiche e ai rincari energetici, continua a esercitare forti pressioni sui margini dei produttori.

Il rafforzamento della produzione e la ridefinizione delle catene di fornitura richiedono però un approccio condiviso tra istituzioni, imprese e assicuratori. Il Critical Medicines Act è un primo passo importante, ma la resilienza della filiera farmaceutica europea non dipende solo dalla capacità produttiva, ma anche dalla gestione integrata dei rischi, dalla continuità operativa e da una maggiore collaborazione pubblico-privato. Queste misure offrono nuove opportunità alle aziende che investono nella capacità produttiva locale, garantendo autorizzazioni più rapide, stabilità delle forniture e accesso facilitato ai finanziamenti europei.